Questo post arriva con molto ritardo e si riferisce al concerto di taiko dei Kodò del 29 gennaio a Roma, Auditorium Parco della Musica.
Le luci in sala si spengono. Il buio ci avvolge, e nel silenzio si intravedono ombre che si muovono veloci sul palco. Silenzio.
Poi, un fischio leggero. Il suono dolce e armonioso dello shinobue (flauto giapponese) ci trasporta in luoghi remoti fino a giungere all’esplosione di energia data dal battere incessante dei taiko, i tamburi giapponesi.
Il concerto dei Kodò si apre con i brani Kaden e Monochrome, caratterizzati da un ritmo molto irregolare, un alternarsi continuo di chiaroscuri, un crescendo e un decrescendo, finché il ritmo sale sempre più trascinandoti in una spirale di suoni e colori frastornanti e in un attimo sembra di essere avvolti da un ronzio incessante di migliaia di insetti. L’effetto è ipnotico, e il suono degli shime-daiko (il tamburo piccolo stretto da corde) è intenso al punto da rimanerne quasi sopraffatti. Infine, nell’ultimo pezzo, Ibuki, si torna al suono melodico dei flauti, e sembra quasi riportarci a un attimo di pace, il respiro si fa regolare, la vita torna a fluire nel suo corso regolare. Qui si chiude la prima parte del concerto, caratterizzato da una mescolanza di suoni e ritmi diversi, lontani dal suono del taiko usato tradizionalmente nei matsuri, che invece ho riscontrato nella seconda parte del concerto.
La musica riprende con Onidaiko (il battito del demone), composizione tradizionale di varie località vicine all’isola di Sado, eseguita come parte integrante delle celebrazioni rituali e propiziatorie per avere raccolti abbondanti e buona salute. Il brano viene accompagnato dalle danze frenetiche di due danzatori vestiti da demoni, esprimendo un’energia incontenibile e smodata.
Questa esecuzione, bellissima, è seguita immediatamente dal brano Tsukimachi, che letteralmente significa in attesa della luna, e che nuovamente riprende i ritmi della tradizione. Poi arriva il momento: iniziano gli assoli dell’Odaiko, il tamburo che con i suoi 120 cm di diametro è in grado di produrre suoni potentissimi, che riecheggiano nella sala fino a sentire le vibrazioni per tutto il corpo. Qui si riesce quasi a sfiorare l’energia e il fuoco che scaturisce dai percussionisti che si alternano, ognuno col proprio stile, ognuno di loro che suona mettendoci anima e corpo, fino a diventare quasi un tutt’uno con lo strumento.
Il concerto sta per finire, il riverbero degli assoli non si è ancora spento e inizia l’ultimo brano di questa serata: Yatai bayashi, eseguito nella prefettura di Saitama, dove durante una festa tradizionale i carri decorati (yatai) vengono spinti di villaggio in villaggio accompagnati dal battito potente del taiko, incorporato alla struttura del carro in modo tale da poterlo suonare da seduti.
Si tratta di un brano intenso che sprigiona una forte energia e vitalità, sicuramente il mio pezzo preferito, in una serata emozionante e vivace.
Dal debutto del gruppo al Festival di Berlino nel 1981, i Kodò si sono esibiti in più di 3600 concerti in tutti e cinque i continenti, impegnando circa un terzo dell’anno all’estero, un terzo in tour in Giappone e un terzo a preparare nuovi brani musicali nella sede della comunità artistica sull’isola di Sado. Da aprile del 2012, Tamasaburo Bando – leggendario attore kabuki e riconosciuto in Giappone come “Tesoro nazionale vivente” – è diventato il primo direttore artistico dell’ensemble Kodò.
Prossimi eventi a Roma sulla musica giapponese:
Leonard Eto
Vissuto in una famiglia di musicisti, nel 1984 entra a far parte del gruppo di percussionisti Kodò divenendone il direttore musicale, e viaggiando in tour per più di 50 Paesi.
Nel 1992 intraprende la carriera da solista calcando a Nara lo stesso palco di artisti del calibro di Bob Dylan, Bon Jovi o Roger Taylor e componendo brani per la colonna sonora di film quali “JFK” o “Il re leone”.
9 marzo 2014: alle 21.30 inizio concerto presso il Circolo degli Artisti (Via Casilina Vecchia 42), preceduto alle 19.30 da eventi dedicati alla cultura giapponese.
10 marzo 2014: alle 20.00 mini livi e lecture presso l’Istituto di cultura giapponese (Via Antonio Gramsci 74).
Alla prossima 🙂