Tempo fa lessi da qualche parte un titolo che recitava: un mondo silenzioso che si fa sentire. Poche parole che riescono bene a imprimere nella mente l’immagine di quello che rappresenta il mondo e la cultura sorda. Una minoranza culturale presente in tutti i paesi, e riconosciuta dalla Convenzione delle Nazioni Unite. Eppure, non tutti i sordi si identificano all’interno della cosiddetta Cultura Sorda: alcuni preferiscono comunque identificarsi nella “cultura degli udenti”; così come non tutti i sordi conoscono la Lingua dei Segni. Il punto fondamentale rimane ovviamente la realizzazione di un mondo in cui i sordi non siano emarginati dalla società, proprio perché loro stessi provvedono alla creazione di istituzioni e di modelli di vita che più si adattano alle loro necessità. Il “Mondo dei Sordi” non vuole essere un mondo abitato solo dai sordi, ma vuole abbracciare un’idea più ampia di un mondo in cui ogni persona possa sentirsi realizzata e non vivere obbligatoriamente nell’ombra.
Lo riconosco, fino a pochissimo tempo fa ero totalmente ignorante in materia, non avendo mai avuto modo di confrontarmi con questa realtà, non che adesso mi reputi un’esperta, tutt’altro, si tratta di un mondo a me ancora sconosciuto, come lo è per molti altri immagino, ma che spero di approfondire grazie a una serie di eventi che si svolgono a Roma, promossi dall’Istituto giapponese di cultura, e dall’ISSR, l’Istituto statale per sordi di Roma, che hanno dato vita a un’iniziativa chiamata Soundless Japan: cultura sorda in Giappone.
L’inziativa ha preso il via il 15 maggio, con una mostra che si protrarrà fino al 25 giugno: La memoria senza suono. Fotografie di Koji Inoue (a cura di Hajime Inoue).
Ottanta fotografie del maestro Koji Inoue (1919-1993), fotografo che a causa di un incidente ha perso l’udito all’età di tre anni, che raccontano il Giappone degli anni Cinquanta e Sessanta, filtrato attraverso gli occhi dei bambini, assoluti protagonisti di un tempo in bianco e nero.
“Non sono foto fatte per stupire, non mostrano soggetti strani o inquietanti. Sono tutte scene di varie località del Giappone, come erano appena sessanta anni fa. Le fotografie di Koji Inoue sono le sue parole, il suo spirito, e dunque la sua vita. Koji Inoue ha abitato in un mondo senza suono: il problema maggiore dei sordi è la difficoltà di comunicazione. Essi utilizzano tra loro la comunicazione visiva della lingua dei segni, ma la società usa la comunicazione verbale, che costituisce un muro per studio, carriera e vita quotidiana. Ma nel mondo della fotografia non esiste il suono. E’ tramite la vista che si possono ottenere tutte le informazioni contenute: il fotografo individua il soggetto, vi concentra lo sguardo, coglie l’attimo definitivo e scatta. Il fotografo vede quello che non si vede solitamente. Vuol dire che non esiste l’handicap della parola e dell’udito. Vuol dire che il fatto di non sentire diventa un vantaggio”
Hisako Kuroiwa, Oto no nai kyoku (la memoria senza suono)
Nell’ambito della mostra, viene proiettato il film documentario Koji Inoue: Photogtapher Beyond Signs (1999, 60′, sottotitoli in italiano) di Brigitte Lemaine, regista e giurata al CINEDEAF 2015. Il film ripercorre la sua vita e le diverse fasi del suo lavoro attraverso la storia della sua famiglia e delle persone care, sviluppando sei temi: l’attesa, i bambini, la strada, il ritratto, il lavoro e l’umorismo.
Venerdì 12 giugno alle 19.30 Proiezione Unica di The Connecting Bridge 3/11 that wasn’t heard di Ayako Imamura (2013, 74′, sott. italiano). Il film, presentato al CINEDEAF 2013 (Festival Internazionale del Cinema Sordo) con il contributo di Japan Foundation, racconta l’esperienza sorda del terremoto del 2011.
Informazioni utili
Istituto Giapponese di Cultura
Via Antonio Gramsci, 74 Roma
Orari: lun-ven 9.00-12.30/13.30-18.30, mer fino alle 17.30, sab 9.30-13.00
Ingresso libero
Poi c’è un evento unico e speciale, dedicato alla cultura sorda e giapponese che non posso che consigliarvi caldamente, cioè:
Prodotto da: Tetsuko Kuroyanagi

Il kyogen nella lingua dei segni è stato elaborato in uno stile godibile sia dal pubblico sordo sia udente dal Japanese Theatre of the Deaf (JTD), in un percorso di apprendimento durato oltre 30 anni accanto agli attori della scuola Izumi. Nelle due pièce in programma, con sottotitoli in italiano – Lo yamabushi urlante e La barba fortificata – lo straordinario risultato di una sinergia che unisce attori sordi e udenti in perfetta sintonia e nel massimo rispetto della tradizione.
Il kyogen si è sviluppato in parallelo col teatro noh, di cui costituiva un intermezzo comico, con lo scopo di bilanciarne il carattere colto e ricercato. Nel kyogen solitamente dialogano due personaggi contrapposti, che non indossano maschere come nel noh, e le storie sono solitamente ambientate nel Giappone medievale.
I dialoghi creano delle difficoltà nella loro resa nella lingua dei segni, tuttavia grazie a un duro lavoro nel rispetto della tradizione gestuale e mimica del kyogen, si è riusciti a raggiungere un risultato eccezionale, dando vita a un kyogen dei sordi, che conserva tutta la forma e l’umorismo del kyogen tradizionale, e che è intellegibile anche al pubblico udente grazie al maestro Ukon Miyake e agli attori della scuola Izumi, che fuori scena prestano la loro voce in sincronia perfetta con la lingua usata dagli attori sordi in scena.
Sono previste inoltre alcune attività collaterali dedicate al kyogen, come dimostrazioni e seminari, promossi dal Japanese Theatre of the Deaf e della scuola Izumi (Miyake kyogen-kai): giovedì 18 giugno alle 18.30 si svolgerà una conferenza/dimostrazione a cura della Miyake Kyogen-kai, presso l’Istituto giapponese di cultura. Lunedì 22 giugno alle 16.30, invece, c’è un seminario a cura del Japanese Theatre of the Deaf presso l’Istituto Statale per Sordi di Roma, via Nomentana 54.
Ohhhh… deve essere bellissimo e interessantissimo partecipare <3
Aspetto che tali iniziative si spostino un po' più a nord 😛
Ciao
Sid
Ciao Sid, sicuramente anche su ci sono tante iniziative, riconosco che sono più informata su Roma, ma magari le prossime volte cerco di segnalare qualche altro evento al nord, appena ne vengo a conoscenza! 🙂