La mostra esposta all’Istituto giapponese di cultura di Roma fino al 7 aprile è un vero e proprio gioiellino che mette a confronto l’opera del maestro Hokusai con i suoi manga, manuale di schizzi vari che si ritiene abbia dato origine al fumetto giapponese come lo conosciamo oggi, con le opere dei mangaka contemporanei, partendo da un punto di vista opposto rispetto a come di solito viene letto il manga odierno: si parte infatti da quest’ultimo per andare a ritroso alla scoperta dello Hokusai Manga, in un rapporto costante tra antico e moderno, e analizzando l’influenza dell’ukiyo-e, le stampe del mondo fluttuante, nel fumetto contemporaneo. Una piccola mostra da non perdere per comprendere meglio sia l’opera di Hokusai che il manga di oggi, e che rientra nelle attività per i 150 anni dei rapporti tra Italia e Giappone, che come abbiamo visto prevede un 2016 ricco di eventi dedicati alla scoperta del nostro amato Giappone.
Manga Hokusai Manga. Il fumetto contemporaneo legge il maestro.
L’origine del manga si fa tradizionalmente risalire allo Hokusai Manga, una celebre collezione delle stampe del maestro dell’ukiyo-e, pubblicata fra il 1814 e il 1878 in 14 volumi: si tratta di una raccolta di oltre 4000 immagini i cui soggetti includono paesaggi, scene di vita quotidiana, flora e fauna. Un vero e proprio compendio che racchiude tutta l’arte del “vecchio pazzo per la pittura“, come amava definirsi Katsuhika Hokusai (1760 -1849).
Peculiarità di questa esposizione estremamente curata è il punto di vista rovesciato; come il titolo stesso suggerisce, il percorso sulle tracce del maestro si svolge a ritroso, partendo quindi dai manga odierni che rileggono il maestro nella contemporaneità, e si giunge allo Hokusai manga, utilizzato di norma per spiegare le radici del manga odierno, mettendo a confronto visuale l’espressione manga del maestro, e quella ukiyo-e del manga contemporaneo. La mostra ci suggerisce quindi di osservare lo Hokusai Manga dal punto di vista dei fumetti giapponesi contemporanei, ponendo l’attenzione sulla diversificazione dei generi e sul modo di raccontare per immagini, ed è concepita come se fosse essa stessa un manga, con pagine da sfogliare e che dovrebbero essere scorse da destra a sinistra, e dall’alto in basso.
Queste le cinque sezioni in cui si articola la mostra:
1. Hokusai Manga: immagini comiche?
Hokusai chiamò manga la più nota collezione delle sue stampe, che sono per lo più studi di movimento ed espressione, talmente bizzarri in alcuni casi da aver generato l’impressione che il termine “manga” fosse sinonimo di disegno comico; eppure, osservando le opere del suo contemporaneo Utagawa Kuniyoshi, risulta evidente come le immagini di Hokusai non siano necessariamente umoristiche, anzi; ed è stato proprio l’equilibrio tra prosaico e stravagante ad aver garantito il successo duraturo dei manga di Hokusai. La prima sezione della mostra include i 15 volumi dell’epoca Meiji (1868-1912) , oltre a immagini di Hokusai, Kuniyoshi e altri.
Il termine manga inizialmente era scritto con questi due caratteri: 漫 (man= vario, accidentale) 画 (ga= immagine), e quando il termine si diffuse (all’inizio del XIX secolo) veniva utilizzato principalmente per indicare un variegato assortimento di disegni o una serie di motivi. Le illustrazioni a caratttere prettamente comico erano invece chiamate giga (戯画= immagini comiche) e si diffusero come forma di ukiyo-e, diventando oggetto di grande attenzione, a partire dal 1842, quando le stampe di bellezze, attori e le stampe erotiche (il mondo fluttuante, appunto), furono sottoposte a rigido controllo governativo.
2. Il personaggio Hokusai
Dagli anni ’70 Hokusai è apparso svariate volte come protagonista in manga moderni, con sembianze via via sempre più diverse dai suoi ritratti di epoca Edo (che lo raffigurano sempre come uomo anziano), come testimoniato dagli autoritratti esposti in mostra. La personalità e la sua vita piena di eventi costituirono una ricca fonte di materiale non soltanto per il suo personaggio, ma anche per ricostruire e re-immaginare quel periodo storico unico, quell’epoca Edo preludio della modernità. Tra le opere in esposizione segnalo Sarusuberi, di Sugiura Hinako, che presenta Hokusai come artista umile e diligente e dalla cui opera è tratto il film: Sarusuberi: Miss Hokusai, che corrisponde al capitolo 5 del manga, e parla della terza figlia di Hokusai, Oei, pittrice affermata nota soprattutto per la sua abilità nella colorazione e nella rappresentazione delle mani. Presente anche Utagawa Kuniyoshi, altro artista molto apprezzato dai manga contemporanei, il quale si distinse, a differenza di Hokusai, nel filone dei guerrieri leggendari e in quello di immagini umoristiche (oltre ad essere famoso per la sua passione per i gatti, rappresentati anche in diverse stampe).
3. Manga come ukiyoe, ukiyoe come manga
Sembra quasi che ci sia un filo invisibile che collega nel tempo le stampe ukiyo-e e il fumetto contemporaneo. Per certi versi, infatti, le stampe popolari ukiyo-e sembrano quasi aver anticipato determinate tecniche care agli odierni manga, nell’espressione di movimenti e cambi di scena, ma anche nel rendere visibile l’invisibile. Vedi le nuvolette, per i testi dei dialoghi, o le linee usate per suggerire vento o pioggia, da considerare come parte integrante della rappresentazione pittorica. Lo stesso discorso vale per le onomatopee, gli effetti sonori integrati nelle parti verbali, ma che negli ukiyo-e non costituiscono un elemento grafico distinto. In questa sezione possiamo assistere quindi a una comparazione tra setting narrativo e riferimenti culturali tra i maestri di ieri Hokusai, Kuniyoshi, Sharaku, Utamaro e Harunobu, e i mangaka di oggi, Sugiura e Nakama, in un continuo dialogo tra presente e passato.
4. Hokusai manga: manuale condiviso
Inizialmente lo Hokusai Manga era concepito come una sorta di “manuale tecnico”, un testo di riferimento per studenti di arte pittorica, anche se risultava sicuramente più divertente rispetto ad altre pubblicazioni simili del XIX secolo. Il maestro, all’epoca della redazione dei manga, aveva circa 200 allievi, e quelli a lui più avvicini lo assistettero nella stesura del manuale: nonostante il fatto non si trattasse di una pubblicazione unica nel suo genere (altri artisti vi si erano cimentati, e lo stesso Hokusai ne realizzò diversi), lo Hokusai manga ottenne un successo straordinario, dovuto non solo al contentuto in parte umoristico, ma probabilmente anche ai nuovi metodi di riproduzione meccanica. Questa sua funzione di indice figurativo da condividere con i suoi seguaci, ci rimanda ai moderni manuali su “Come disegnare manga”, parte fondamentale della cultura manga in Giappone sin dagli anni Cinquanta del Novevento. In confronto ad altri tipo di fumetti, infatti, il manga è da sempre visto quasi come un invito ai lettori a trasformarsi in creatori, copiando i maestri. E in riconoscimento di tale aspetto, la mostra accosta celebri immagini tratte dallo Hokusai Manga (le espressioni facciali, le mani) a pagine analoghe tratte dai manuali di manga pubblicati tra gli anni ’60 e i primi anni 2000 (tra cui i manuali di Osamu Tezuka e Takemiya Keiko).
5. I mangaka contemporanei rivisitano Hokusai
Il legame tra lo Hokusai Manga e i manga odierni viene spesso dato per scontato, ma di rado viene esplorato dai mangaka contemporanei. A conclusione della mostra, quindi, troviamo in questa ultima sezione una riflessione di alcuni creatori di manga, su quanto e come il maestro sia stato fonte di ispirazione creativa, e su quali siano gli aspetti dell’arte ukiyo-e che attirano maggiormente l’attenzione del fumetto contemporaneo. I sette artisti che hanno cercato di dare una risposta a questi quesiti, rivisitando il maestro e l’arte ukiyo-e, sono Shiriagari Kotobuki (facce buffe), Nishijima Daisuke (Il mare I), Igarashi Daisuke (una persona che dipinge il mondo), Yokohama Yuichi (L’elefante gigante) Ichikawa Haruko (Prati d’estate), Kyo Machiko (Innocenti giocattoli) e Okadaya Tetuzoh (Per ora è tutto).
Informazioni utili:
La mostra MANGA HOKUSAI MANGA è visitabile fino al 7 aprile da lunedì a venerdì 9.00-12.30; 13.30-18.30 (mercoledì fino alle 17.30), sabato mattina dalle 9.30 alle 13.00.
Presso: Istituto Giapponese di Cultura
Via Antonio Gramsci, 74
Dopo Roma, la mostra si sposterà dal 3 al 22 maggio presso il MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, nell’ambito del Future Film Festival.